La prima nascita. Nuraminis è un paese la cui vicenda è quasi millenaria. Nasce intorno al XII secolo, in un momento fortemente dinamico per la Sardegna. La presenza pisana e genovese limita le incursioni arabe sull’isola. La maggiore sicurezza costiera convince in tanti a lasciare le regioni interne nelle quali si erano rifugiati perripopolare le coste e le fertili pianure. Il risultato è la tessitura di una nuova maglia abitativa, incardinata su una grande varietà di tipologie di insediamento: dalla casa colonica isolata al villaggio sorto per attrazione di monastero/casa signorile, dai villaggi nati spontaneamente, a quelli pianificati dall’autorità. Nonostante la bassa densità demografica, la Sardegna viene rioccupata in lungo e in largo e sembra tornare alla luce dopo un lungo periodo di oblio.
La fondazione dei nuovi villaggi si inserisce in un contesto segnato dall’influenza dei modelli istituzionali italiani (Pisa e Genova), dalla progressiva capillarizzazione degli scambi (grazie alla fondazione del Castello di Cagliari, di Sassari e di Iglesias), dal superamento del modello economico curtense e dallo scontro tra vescovi di cultura bizantino-ortodossa e Curia Romana. Saranno i giudicati sardi a cercare di mediare tra queste spinte così forti, venendone però anch’essi progressivamente spazzati via. Come detto, Nuraminis fu frutto di questa temperie. Essa sorse (col nome di San Pietro di Nuraminis) in un’area territoriale strategica, sia per la grande fertilità delle sue terre, sia per il suo essere regione di passaggio obbligato, a metà strada tra Cagliari e il villaggio fortificato di Sanluri. Tale vocazione alla centralità divenne subito una caratteristica della comunità e contribìu a fare di Nuraminis la capitale dell’omonima curatoria del giudicato di Cagliari.
L’abbandono. La fase di espansione economico-sociale sarda si interruppe bruscamente nel primo Trecento, quando i catalano-aragonesi, guidati dall’infante Alfonso, sbarcarono in Sardegna con l’intento di conquistarla. Ebbe così inizio una guerra durata circa 150 anni che avrebbe visto i catalani trionfare (con l’aiuto del giudicato di Arborea) prima sui Pisani e i Genovesi, poi sull’ultimo giudicato sardo rimasto in vita: quello di Arborea. Questa guerra determinò la scomparsa di oltre la metà dei villaggi sardi. Tra questi anche Nuraminis e Villagreca, spazzati via insieme ai villaggi di San Lussorio di Nuracesus, Siutas, Santa Maria di Pramonti,Nuraminis Jossu e Segafenu (le cui terre fanno oggi parte della giurisdizione territoriale di Nuraminis).
Il ripopolamento – Le terre del nuraminese restarono spopolate per circa un secolo. Negli anni Trenta del Cinquecento il signore al quale nel frattempo le terre erano state infeudate decise di ripopolarle. Venne predisposto così un particolare documento, frutto degli accordi che questo signore prese con coloro che diedero la disponibilità a trasferirsi nel nascituro villaggio. Quel documento è detto “carta di popolamento” e quella di Nuraminis è la prima della quale disponiamo in Sardegna per l’età spagnola.
Nel 1540, all’indomani della sottoscrizione di quel documento, vennero dunque avviate le operazioni per la rifondazione del villaggio abbandonato, che si conclusero circa 30 anni dopo, quando cioè venne istituita la nuova parrocchia del paese e il sacerdote iniziò a registrare i battesimi, i matrimoni e i decessi nei cinque libri tridentini. Il villaggio così rifondato – chiamato semplicemete Nuraminis – acquisì col tempo le terre degli altri villaggi limitrofi abbandonati e in breve riuscì a riguadagnare quella centralità territoriale che aveva espresso anche in passato. La sua economia agro-pastorale divenne il volano di crescita economia e sociale di un gruppo di famiglie dinamiche e competitive, intorno alle quali si sarebbe costruito il protagonismo di questa comunità per tutta l’età moderna. Khorakhané cercherà di raccontare questa storia millenaria, che in questo articolo introduttivo abbiamo proposto in estrema sintesi.
Bibliografia essenziale.
J. DAY, Uomini e terre nella Sardegna coloniale. XII-XVIII secolo, Torino, CELID, 1987.
M. TANGHERONI, I diversi sistemi economici: rapporti e interazioni, in Le Italia del Medioevo, a cura di S. GENSINI, Centro di Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo – San Miniato, Pacini Editore, Pisa 1998.
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